LE MAPPE COME STRUMENTO DI STUDIO

La produzione di schemi durante lo studio per organizzare visivamente le conoscenze e facilitare la memorizzazione dei concetti principali è una pratica utilizzata da molti studenti.

A seguito della legge n.170 del 2010 che definisce le linee guida da adottare a scuola in materia  di disturbi specifici dell’apprendimento,  gli schemi,  che d’ora in avanti chiameremo mappe  hanno assunto un ruolo sempre più importante nella vita degli studenti con diagnosi di DSA.

Da  qui l’esigenza di scrivere questo articolo, per provare a fare  chiarezza  su una metodologia  che il MIUR propone come uno dei principali strumenti compensativi,  utile  a bilanciare  le difficoltà derivanti dal disturbo e rendere il metodo di studio  più efficace.

Iniziamo quindi col definire  cosa intendiamo per mappa:

È una rappresentazione grafica delle conoscenze,  dove i concetti, espressi in forma sintetica attraverso PAROLE CHIAVE o brevi frasi, sono inseriti all’interno di una forma geometrica chiamata NODO e collegati tra loro attraverso frecce”.

Tra le diverse tipologie di mappe, le più comuni nel mondo della scuola possono essere ricondotte a due grandi famiglie: le mappe mentali e le mappe concettuali.

Sebbene  è importante precisare  che non esistono mappe corrette o sbagliate, in quanto la stesura è strettamente personale, è altresì opportuno chiarire che a seconda delle mappe  vi sono differenti regole di composizione e differenti ambiti di utilizzo.

Le mappe mentali

 Come sono fatte?

Hanno una struttura a raggiera, l’argomento principale è al centro, mentre i concetti ad esso collegati sono organizzati in maniera associativa.

Esempio:

Se penso al tempo, mi vengono in mente: l’orologio, le stagioni, il meteo….etc.

iltempo

Quando è meglio utilizzarle?

Le mappe mentali sono più indicate per sviluppare le capacità creative piuttosto di quelle organizzative, un classico utilizzo è quello di raccogliere idee su un argomento comune, il così detto esercizio di “Brainstorming” e quella sul tempo appena riportata ne è un tipico esempio.

Altri modi per utilizzare questo tipo di mappe è sintetizzare il pensiero altrui, in altre parole “prendere appunti” durante la lezione. In questi casi è meglio servirsi di modelli predefiniti come quello riportato qui di seguito.

mappa-mentale-per-appunti

Un ulteriore utilizzo è sostanzialmente una variante della classica scaletta con la quale si pianificano i contenuti di un tema,  dove vengono indicati  i punti che si vogliono affrontare e la relazione  tra di essi.

Esempio: se la consegna è scrivere una tema sull’importanza dello sport, penso al basket, lo sport a cui mi piace giocare, e al calcio,dove seguo le partite della mia squadra del cuore.

Se penso al basket mi vengono in mente gli allenamenti dove ho imparato il rispetto delle regole, ma anche il divertimento…..

Se penso di nuovo al calcio mi  viene in mente lo stadio, la mia famiglia e quindi i miei cugini con cui sono solito andare….etc.

In questo modo è possibile fare  un elenco e stilare un ordine degli argomenti  da trattare.

sport

Le mappe concettuali

 Come sono fatte?

Hanno una struttura gerarchica, la forma di queste mappe ricorda quella di un triangolo, nel vertice in alto è collocato il nodo dell’argomento principale, i concetti vengono così rappresentati dal generale al particolare. Sulle frecce che  li collegano possono essere inserite le parole-ponte o delle domande per  facilitare la comprensione dei legami tra i diversi nodi.

Esempio:

il-teatro-1

Quando è meglio utilizzarle?

Le mappe concettuali sono le più indicate durante l’attività di studio in quanto si prestano maggiormente alla  rappresentazione visiva delle conoscenze, che una volta organizzate favoriscono la  comprensione e la memorizzazione dei concetti principali.

Queste mappe diventano quindi molto utili durante il ripasso prima di una verifica, lo sono  però quando vengono costruite direttamente  dallo studente e non fornite dall’insegnante per evitare l’accesso diretto al libro. Diversi studi linguistici hanno infatti dimostrato come il testo sintetico, anche se breve,  è spesso più difficile da comprendere rispetto a quello originale, in questo modo i concetti vengono assimilati in modo meccanico attraverso il classico “ imparare a memoria” a discapito di un apprendimento più efficace e duraturo nel tempo.

Tale raccomandazione assume ancor più rilevanza quando parliamo di studenti DSA dove lo studio “a memoria” è solitamente compromesso dal disturbo.Per aiutarli durante l’esposizione orale e nel recupero del lessico specifico (parole nuove che faticano a ricordare), possono utilizzare le mappe  anche durante interrogazioni e verifiche.

Tuttavia non sempre gli studenti DSA usufruiscono volentieri di questo strumento:

“….già ci metto il doppio, se non il triplo  del tempo rispetto ai miei compagni e poi una volta che ho finito di leggere devo anche fare la mappa!?!?…”. Come dargli torto del resto, ma tale obiezione può essere respinta se si inizia a considerare la mappa non  più come prodotto grafico da consultare, ma come strumento utile per apprendere durante lo studio.

In quest’ottica quindi le mappe non vengono più considerate come il prodotto finale  dell’attività di studio ma diventano uno strumento da utilizzare in itinere, organizzando di volta in volta i concetti e favorendo in questo modo la comprensione. Ciò è possibile attraverso l’utilizzo di  software informatici che consentono un approccio basato sul continuo riassestamento  dell’organizzazione spaziale dei concetti in base al progresso delle idee.

La maggior parte di questi software ( scaricabili gratuitamente da internet o reperibili a pagamento da siti specializzati) hanno in dotazione una sintesi vocale, grazie alla quale è possibile superare  le difficoltà dovute al disturbo di lettura. Nonostante questo, l’ostacolo più grande per questi studenti rimane individuare le informazioni principali da inserire nella mappa.

Laddove il disturbo non pregiudica la comprensione autonoma, l’accesso al testo avviene prima attraverso una lettura veloce degli indici testuali (titoli dei paragrafi, parole in grassetto, didascalie di foto, disegni e schemi), in tal modo è possibile costruire uno scheletro della mappa che andrà poi integrato con le informazioni ricavate dalla lettura integrale del brano.

Quando invece vi sono delle difficoltà nella comprensione, solo in parte superabili con l’ausilio della sintesi vocale, l’acceso al testo richiede la mediazione di un tutor che svolge la funzione di facilitare oppure una serie di “domande guida” che aiutano lo studente nell’individuazione dei concetti più importanti.

 

Dott. Simone Discacciati